Come Trump guarda la tv

(ilpost.it, 25 ottobre 2020)

È noto che Donald Trump guardi moltissima televisione e per molte ore ogni giorno: lo ha raccontato chiunque abbia lavorato con lui, e qualche tempo fa lui stesso raccontò durante una conferenza stampa cosa aveva fatto il giorno prima. «Ho guardato Liz McDonald, fantastica. Ho guardato Fox Business. La sera ho guardato Lou Dobbs, Sean Hannity, Tucker, Laura. Stamattina ho guardato Fox & Friends». Più volte Trump interagisce in diretta con i programmi che guarda, scrivendo tweet di critica o di approvazione. Il tempo che Trump passa a guardare la tv – anche sette ore al giorno – è indicato sulla sua agenda ufficiale come “Executive Time”.BrianStelter-HoaxAllo stesso modo, è noto come la tv preferita di Trump sia di gran lunga Fox News, e come i due si influenzino a vicenda. Questa vicenda è l’oggetto del libro Inganno, pubblicato in Italia da NR Edizioni e scritto dal giornalista di Cnn Brian Stelter, che cura una seguita rubrica di analisi e critica dei media sul popolare network televisivo statunitense. Il libro racconta lo strettissimo rapporto di dipendenza reciproca fra Trump e Fox News, e il modo in cui il canale televisivo detta l’agenda politica al presidente degli Stati Uniti. Qualche giorno fa Stelter è stato intervistato da Francesco Costa, vicedirettore del Post ed esperto di cose americane.

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Trump si concedeva più “Executive Time” e guardava più tv con il passare degli anni. Aveva attrezzato la sua residenza al piano superiore con diversi televisori e registratori digitali, e indugiava lassù al mattino, lontano dalla vista delle potenziali talpe che lavoravano per lui al piano di sotto. Di solito guardava programmi come Fox & Friends con un po’ di ritardo, il che gli permetteva di saltare le pubblicità mandando avanti. Faceva zapping da Fox Business a Newsmax alle emittenti in chiaro. Nonostante il suo odio dichiarato per Cnn e Msnbc, teneva d’occhio da vicino anche quei canali. Lo so perché i miei ospiti su Reliable Sources a volte venivano contattati dal presidente dopo aver detto delle cose in suo sostegno durante il mio programma. Una delle più grandi bugie, misurata in termini di distanza dalla verità, che lui abbia mai detto è stata: «Io non guardo molta televisione». Ne guardava così tanta che a volte, da fan accanito qual era, si addormentava con Fox ancora accesa.

I registratori erano una parte fondamentale del suo equipaggiamento televisivo. Il presidente definiva TiVo (un noto modello di registratore digitale, N.d.T.) «una delle più grandi invenzioni di tutti i tempi», e disse che la tv era «praticamente inutile senza TiVo». Ma TiVo, che è stato inventato nel 1999, era solo il marchio di un concetto generico, come le persone che fotocopiano un foglio con una marca diversa di fotocopiatrice (il gioco di parole nell’originale è con “Xeroxed”, dal nome del marchio Xerox, che in Inglese è usato come sinonimo di fotocopiare, N.d.T.). Trump diceva di avere un “Super TiVo” alla Casa Bianca, ma in realtà aveva il DirecTV Genie Hd Dvr, un sistema per tutta la casa che registrava diversi canali allo stesso tempo e permetteva agli utenti di guardare quelle registrazioni da qualsiasi schermo dell’abitazione. Una tecnologia veramente straordinaria per un teledipendente. Con Genie, poteva fare zapping tra ore di programmazione di Fox nella sua residenza, premere pausa, scendere al piano di sotto nello Studio Ovale, e riprendere a guardare da dove aveva lasciato. Quando si trasferì, fece installare un televisore da sessanta pollici sopra un caminetto nella sua sala da pranzo privata nell’Ala Ovest, a pochi passi dallo Studio Ovale. È lì che di solito si aggiornava sui notiziari via cavo durante la giornata lavorativa prima di ritirarsi al piano di sopra, la sera. Obama teneva solo un piccolo televisore nella sala da pranzo, di solito sintonizzato su Espn, come raccontava lo stesso Trump ai visitatori deridendo le dimensioni dello schermo del suo predecessore e indicando il suo ricambio.

C’erano anche altri televisori sparsi per l’Ala Ovest, molti dei quali settati su uno degli schermi a quattro che mostravano quattro canali diversi simultaneamente. La versione più popolare era “i quattro box delle tv via cavo”, con Fox News, Fox Business, Msnbc e Cnn. Un altro schermo a quattro mostrava le stazioni televisive di Washington. Una terza variazione comprendeva C-Span, Cnbc e Bloomberg. Come ormai avrete capito, Trump era interessato in particolare alla versione con le quattro tv via cavo.

Riceveva anche dossier pieni di fermo-immagine di notiziari in modo che potesse vedere chi parlava di lui, e cosa dicevano le scritte in sovraimpressione, nelle rare ore in cui non era davanti alla tv. I dossier comprendevano anche delle trascrizioni di alcuni segmenti televisivi e, secondo Vice, «a volte semplicemente foto di Trump in tv con l’aria potente».

Alcuni giornalisti di Time che avevano trascorso del tempo a guardare la tv con Trump nel 2017 raccontarono che guardava lo schermo «come un allenatore che riguarda il nastro della partita, studiando gli avversari, e tramando le mosse per la settimana successiva». A volte riguardava i suoi comizi e le sue interviste; altre volte, i suoi rivali democratici. La DirecTV Genie era la chiave per tutto.

La battuta che girava a Fox era che Trump guardasse più programmi dell’emittente di quanto facesse il management. Ora che Hope Hicks era fuori dalla Casa Bianca e lavorava a Fox Corp, sapeva che c’era del vero. Ma odiava il martellamento di storie sul presidente incollato a Fox News. Pensava che lo facessero sembrare modesto e malinformato.

Il problema però era che quelle storie erano vere.

Il direttore dei social media della Casa Bianca, Dan Scavino, aveva il compito di assicurarsi che l’orbita trumpiana vedesse i segmenti di Fox preferiti da Trump. Twittava così tanti video tratti dai programmi dell’emittente che il suo account Twitter a volte somigliava all’account ufficiale della rete.

«Fox», mi disse un assistente della Casa Bianca facendo riferimento al sistema di gestione dei materiali che i siti usano per pubblicare contenuti «non è solo una cassa di risonanza. Noi la vediamo come un content management system sotto steroidi». Descriveva l’emittente come il Cms definitivo – un meccanismo di creazione di contenuti che i passati presidenti avrebbero ucciso per avere. Si tratta di «tirar fuori delle clip e assicurarsi che gli influencer le sparino dove milioni di persone possano consumarle». Vuol dire «fare in modo che siti di notizie amichevoli scrivano articoli su articoli; dare al partito munizioni per le loro ricerche sull’opposizione; far sì che le campagne possano citare Breitbart o il Daily Caller in spot televisivi e pubblicità tramite posta. E tutto questo arriva da Fox».

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