Donald Trump è stato incriminato

(ilpost.it, 31 marzo 2023)

Giovedì sera il gran giurì del tribunale di Manhattan, a New York, ha votato per incriminare Donald Trump: è il primo ex presidente americano a essere sottoposto a un processo penale nella storia degli Stati Uniti. Le accuse precise per cui Trump è stato incriminato non sono ancora state rese pubbliche, ma il caso su cui sta indagando la procura di Manhattan riguarda un presunto pagamento di 130mila dollari all’attrice di film porno Stormy Daniels, che Trump avrebbe fatto nel 2016 tramite la sua azienda e il suo ex avvocato Michael Cohen per comprare il silenzio dell’attrice su un rapporto sessuale avuto con lui una decina di anni prima.

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Il gran giurì è un organismo presente nell’ordinamento americano che è formato da 23 cittadini sorteggiati, e che in alcuni casi è chiamato a decidere se le prove raccolte dalla procura sono sufficienti a dare avvio a un processo penale. Secondo i media americani, la decisione del gran giurì (che può essere presa con un semplice voto a maggioranza) è arrivata a sorpresa: la maggior parte degli analisti non si aspettava che sarebbe stata presa una decisione prima di settimane. Il procuratore distrettuale di Manhattan Alvin Bragg, che coordina l’indagine, ha fatto sapere di aver contattato l’avvocato di Trump per negoziare la sua consegna alle autorità, che dovrebbe avvenire nei prossimi giorni: uno dei suoi avvocati ha detto che potrebbe succedere martedì.

Trump, che in questo momento si trova nella sua residenza di Mar-a-Lago, in Florida, dovrà andare a New York e presentarsi al tribunale di Manhattan. Lì sarà formalmente incriminato e gli saranno lette le accuse. Dovrà lasciare le impronte digitali e fare le foto segnaletiche, tra le altre cose. Sarà poi rilasciato dopo l’incriminazione formale: nello Stato di New York le persone incriminate possono essere rilasciate anche senza cauzione, a meno che non siano accusate di un crimine violento o in altri casi particolari. In un comunicato reso pubblico dopo la notizia, Trump ha detto che «questa è una persecuzione politica e un’interferenza elettorale al più alto livello della storia». Trump è candidato alle primarie del Partito Repubblicano per le presidenziali del 2024.

Il caso che riguarda il presunto pagamento all’attrice Stormy Daniels è piuttosto complicato e ci sono ancora alcuni passaggi non del tutto chiari. Secondo la versione di Daniels, il cui vero nome è Stephanie Gregory, lei e Trump ebbero un incontro e un rapporto sessuale nel 2006, quando lui aveva 60 anni e lei 27: Trump le promise che l’avrebbe fatta partecipare al suo reality show The Apprentice. Trump ha però sempre negato ogni incontro. Per anni, Daniels avrebbe cercato di vendere la storia dell’incontro sessuale con Donald Trump a diversi giornali, e quando nel 2016 Trump si candidò alla presidenza degli Stati Uniti, secondo l’accusa, incaricò il suo avvocato Michael Cohen di risolvere la questione.

Tramite un editore amico (David Pecker del giornale di gossip National Enquirer, cui Daniels aveva cercato di vendere la storia), Cohen si mise in contatto con l’avvocato di Daniels, Keith Davidson, e i due fecero un accordo: Trump avrebbe pagato 130mila dollari a Daniels per il suo silenzio sul loro rapporto sessuale (Cohen ha ammesso che ci fu un pagamento). Nell’accordo i due erano indicati con due pseudonimi e le reali identità dei contraenti erano rivelate in una lettera separata. Cohen avrebbe pagato i 130mila dollari di tasca propria, e poi la Trump Organization, l’azienda principale di Trump, per nascondere la vera ragione del pagamento lo rimborsò registrando un compenso per una consulenza legale inventata. Questo, di per sé, sarebbe un crimine minore.

Per questo non è del tutto chiaro perché il procuratore Alvin Bragg abbia deciso di portare avanti un’incriminazione penale: parte delle indagini è segreta e le accuse saranno rese pubbliche solo dopo che saranno state notificate a Donald Trump, al momento dell’incriminazione formale. L’ipotesi che circola di più è che la procura cercherà di sostenere che Trump abbia violato la legge che regola i finanziamenti alle campagne elettorali: per esempio, sostenendo che il pagamento di 130mila dollari costituisse un contributo illecito alla sua campagna elettorale, perché grazie a quel pagamento Trump ha messo sotto silenzio Daniels in un momento in cui le sue rivelazioni avrebbero potuto essere molto dannose per la sua campagna. L’accusa non è ancora nota ma, a meno che Bragg non abbia prove di cui il pubblico non è a conoscenza, alcuni esperti hanno già sostenuto che il caso potrebbe non essere solidissimo. La violazione della legge sui finanziamenti elettorali è un reato che può comportare fino a quattro anni di carcere, ma in caso di condanna il giudice può decidere anche di infliggere pene non carcerarie.

Un altro elemento importante di questa vicenda sarà la reazione di Trump. Della possibile incriminazione si era già iniziato a parlare a metà marzo, quando l’ex presidente aveva scritto sul suo social network Truth che sarebbe stato arrestato nel giro di pochi giorni. Nel post su Truth, Trump esortava i suoi sostenitori a protestare contro l’arresto imminente e a «riprendersi il Paese». In realtà l’arresto non c’è stato (e non ci sarà nemmeno adesso che l’incriminazione è arrivata) e i manifestanti che si sono presentati a New York per sostenere l’ex presidente sono stati appena una manciata. Si è capito in seguito che Trump aveva scritto quel post preventivamente, senza avere davvero idea di cosa avrebbe fatto la procura di Manhattan. Ora non è da escludere che Trump farà nuovi appelli ai suoi sostenitori, o che comunque cercherà di organizzare un qualche tipo di reazione da parte del Partito Repubblicano. Vari esponenti del partito hanno già espresso la loro solidarietà a Trump.

Quella di Manhattan non è l’unica indagine in corso contro Trump, anche se è l’unica per ora che si è tradotta in un’incriminazione formale. Un consigliere speciale nominato dal dipartimento della Giustizia sta indagando su Trump per il caso della gestione dei documenti segreti ritrovati nella sua residenza di Mar-a-Lago. Trump è poi sottoposto a un procedimento civile sempre a New York per aver esagerato l’entità del suo patrimonio con il fine di truffare i suoi creditori e i suoi assicuratori. Infine, in Georgia è in corso un’indagine penale per capire se Trump abbia commesso reati nel tentativo di ribaltare il risultato delle elezioni presidenziali del 2020, quando la Georgia era uno degli Stati in bilico e fu infine attribuita a Joe Biden.

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