La instant song che dà voce alla protesta degli studenti in Serbia

Ph. Djordje Kostic / Getty Images

di Samantha Colombo (wired.it, 11 marzo 2025)

Immagina di essere a Belgrado nel pieno delle proteste studentesche che infiammano la Serbia dallo scorso novembre, incappare in una blokada a ogni passo, eppure per la Rts, la radiotelevisione di Stato serba, ben poco sta accadendo. Nella Capitale, durante la serata del 10 marzo, l’ingresso della sede dell’emittente è stato bloccato da centinaia di manifestanti, che la accusano di essere schierata con il governo e il contestato presidente Aleksandar Vučić.

E lo stesso è accaduto alla sede della Rtv, la radiotelevisione della Voivodina, a Novi Sad. Il mese scorso, tuttavia, è accaduto un evento tutt’altro che trascurabile nei suoi studi, amplificato dalla musica. La canzone Buđenje Rts-a (Jao) racconta “Il risveglio di Rts”. Si tratta di una instant song firmata da SevdahBABY, nome d’arte del produttore e dj Milan Stanković, che nasce da un notiziario entrato nella storia.

Non serve infatti conoscere il Serbo per percepire il tono sarcastico di Aleksandar Božović, speaker tra i più popolari di Radio Belgrado, mentre legge un comunicato dell’Sns, il partito progressista serbo di Vučić, dove si afferma che la Rts, dopo aver dato visibilità alle rivendicazioni degli studenti, sta riportando le proteste in Serbia in modo “scandaloso”. Quel “Jao”, “Oh no”, è proprio un’esclamazione sarcastica, e alla fine della diretta si ascolta persino un foglio accartocciato con sdegno. Nelle maglie della comunicazione di Stato si è appena infiltrata l’opposizione. Ed è un gesto rivoluzionario.

La registrazione di Božović inizia a circolare sui social: a dirla tutta, sembra che qualcuno abbia giocato con l’IA da tanto inverosimile appare il gesto. Quindi, testimonia Stanković, in molti pensano che quel contenuto sia falso. «La registrazione continuava a comparire nel mio feed, così ho dovuto verificare se fosse autentica. Ho installato l’app di Rts sul mio telefono, un’applicazione molto buggata, proprio come la radiotelevisione nazionale! Ho ascoltato la trasmissione originale e ho scoperto che era vera! Questo presentatore l’ha fatto davvero, ha detto “jao” in diretta! E ancora di più, ha letto l’intero comunicato stampa dell’Sns in modo del tutto sarcastico! Sapevo che avrei dovuto remixarlo, farne un brano dance».

La traduzione del titolo dal Serbo, “Il risveglio di Rts”, è tuttavia più un nome aspirazionale che non una rappresentazione della vita quotidiana, e le manifestazioni di Belgrado davanti agli studi televisivi lo testimoniano. «Solo un piccolo gruppo di lavoratori della Rts sta protestando contro la politica editoriale di quello che dovrebbe essere un servizio pubblico, la radio e la televisione nazionali. La sfera mediatica non è cambiata dall’inizio delle proteste: tutte le televisioni con una frequenza terrestre nazionale sono pro-regime. Appena due stazioni televisive via cavo, N1 e Nova S, coprono le proteste in modo obiettivo».

La creazione di una “canzone istantanea” dimostra però una risposta immediata agli eventi, e conferisce loro risonanza. Ha il potenziale di una nuova forma di protesta culturale, in grado di diffondersi in modo crossmediale, ad esempio tramite social, app di messaggistica, magazine on line, ma pure radio e tv, oltre i confini nazionali e con una rapidità notevole, anche se il fenomeno, almeno in Serbia, non è ancora così impattante. «Dalla fine del 2018, di tanto in tanto, faccio questi remix di protesta. Un paio di altri musicisti e influencer underground fanno canzoni come queste, ma purtroppo non è una tendenza. Alcuni musicisti hanno iniziato a dare supporto alle proteste studentesche, e ogni voce conta, quindi tutti sono invitati a unirsi».

L’artista ha lanciato il brano su Instagram accompagnandolo con l’hashtag #sviublokade (“tutti sono nei blocchi”), ribadendo, se ciò non fosse lapalissiano, come i social media hanno cambiato il modo in cui gli artisti interagiscono con il pubblico e promuovono messaggi politici e sociali, soprattutto in contesti di profonda crisi. «Credo che senza i social tutto questo non sarebbe accaduto. Gli studenti sicuramente non si sono affidati ai media tradizionali, perché avrebbero finito per farsi fare il lavaggio del cervello proprio come i loro nonni. Quindi, per quanto velenosi possano essere, i social hanno un ruolo molto importante e positivo nelle rivolte di questo tipo. Le persone reagiscono più fortemente alle notizie negative, che in questo caso hanno contribuito a promuovere, ad esempio, il mio remix. Era una critica sociale, ma anche molto divertente, quindi credo sia per questo che è esploso così tanto e così velocemente».

Il brano di SevdahBABY non è l’unica canzone ad animare le proteste serbe, anzi è interessante soffermarsi sulla crescente risonanza internazionale. Dalla vicina Bosnia ed Erzegovina, i Dubioza Kolektiv, band che da sempre denuncia corruzione politica e iniquità sociali, ha diffuso sempre sui social il video Pumpaj e ha scritto in risposta a un utente che domandava perché impegnarsi a favore di una causa di un altro Paese: «Sosteniamo ogni protesta che miri a lottare per la dignità e per una vita migliore delle persone comuni», sottolineando inoltre la provenienza dei componenti dai Paesi dell’ex-Jugoslavia.

Anche in Italia c’è chi ha acceso i riflettori sulla situazione. Si tratta del rapper Davide Borri, che ogni lunedì commenta una notizia di attualità con un brano, e ne ha creato uno in occasione dei cento giorni di protesta, con un video social sottotitolato in Italiano e Serbo.

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