Musk ha lasciato il suo incarico nel governo Trump

(linkiesta.it, 29 maggio 2025)

Elon Musk ha ufficialmente annunciato l’uscita dal suo ruolo di consulente speciale del governo Trump, dopo poco più di quattro mesi. Il miliardario, fondatore di Tesla e SpaceX ha dichiarato mercoledì sera su X, la piattaforma da lui controllata, di voler tornare a concentrarsi sulle sue aziende, ringraziando il presidente Donald Trump per «l’opportunità di ridurre la spesa pubblica».

La rottura era nell’aria da settimane. Musk aveva criticato apertamente l’ultima legge fiscale approvata dalla Casa Bianca, accusandola di aumentare il deficit e di ostacolare il lavoro del suo team, il Doge (Department of Government Efficiency), nato per ridurre la spesa pubblica americana. Secondo un funzionario della Casa Bianca, Musk non ha comunicato direttamente la sua decisione al presidente degli Stati Uniti.

Il progetto Doge, che nelle intenzioni iniziali doveva portare a un risparmio di duemila miliardi di dollari, ha finito per produrre effetti modesti e controversi. Durante il suo incarico, Musk ha promosso tagli drastici al personale e ai budget delle agenzie federali, sostenendo di aver fatto risparmiare oltre centosettantacinque miliardi di dollari. Ma molte di queste cifre non sono state verificate da fonti indipendenti. Alcune misure sono state sospese dai tribunali o riviste dai ministeri coinvolti.

Tra le misure più discusse: la revoca del lavoro da remoto per centinaia di migliaia di dipendenti pubblici e l’obbligo settimanale per i funzionari di segnalare cinque risultati concreti o rischiare il licenziamento. Quest’ultima norma, molto criticata, è stata recentemente revocata dal Dipartimento della Difesa per i dipendenti civili.

Negli ultimi mesi, Musk ha progressivamente preso le distanze dalla politica. In più interviste ha parlato della frustrazione provata davanti alla complessità della macchina federale. «La burocrazia è molto peggio di quanto pensassi», ha dichiarato al Washington Post. E ad Ars Technica ha ammesso: «Probabilmente ho dedicato troppo tempo alla politica». Anche i suoi rapporti con Trump si sono raffreddati. Musk ha smesso di parlare pubblicamente del presidente e non ha mantenuto la promessa di donare cento milioni di dollari alla campagna repubblicana.

Le difficoltà si sono estese anche alle sue aziende. Le vendite di Tesla sono calate, il titolo ha perso valore e si è parlato di un possibile cambio alla guida dell’azienda. Musk ha smentito, ma ha rilanciato la sua immagine da imprenditore impegnato dichiarando: «Torno a lavorare ventiquattro ore su ventiquattro, dormendo in fabbrica e nei centri dati».

Nelle ultime settimane, Musk è tornato a mostrarsi sui progetti-chiave delle sue aziende. Ha seguito di persona il lancio del razzo Starship, che è esploso in volo ma che lui ha definito «un miglioramento». Ha rilanciato l’idea di un futuro fondato sui robot umanoidi e sull’espansione nello spazio. «Il potenziale produttivo è illimitato», ha detto in Arabia Saudita. «Possiamo arrivare a un’economia dieci volte più grande di quella attuale».

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