Archivio mensile:Luglio 2022

La strana storia di “Mi bebito fiu fiu”, canzone peruviana virale sui social

(ilpost.it, 8 luglio 2022)

All’inizio di questa settimana al primo posto tra le canzoni virali più ascoltate sulla piattaforma musicale Spotify c’era Mi bebito fiu fiu, un brano con un testo piuttosto ridicolo e sdolcinato prodotto dal compositore peruviano Alberto Silva Reyes, più noto come Tito Silva Music. C’è un motivo, in particolare, per cui Mi bebito fiu fiu ha avuto così tanto successo ed è diventata virale anche al di fuori del Perù: prende in giro alcuni messaggi che si sarebbero scambiati l’ex presidente peruviano Martín Vizcarra e Zully Pinchi Ramírez, la sua presunta amante. La canzone prodotta da Tito Silva ha una base ispirata a Stan di Eminem e Dido, ed è cantata dalla sua collaboratrice, Tefi Céspedes. Il testo prende spunto dagli screenshot di alcuni messaggi inviati su WhatsApp che a maggio erano stati mostrati durante il programma televisivo Panorama: testi che sembravano mostrare una presunta infedeltà di Vizcarra, già coinvolto in vari scandali di corruzione.

Ph. Patrick Smith/ Getty Images

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“Top Gun: Maverick”, o il reclutamento militare travestito da film

di Eileen Jones (Jacobin Magazine / internazionale.it, 2 luglio 2022)

Vale davvero la pena recensire un fenomeno grottesco della cultura pop come Top Gun: Maverick? Sembra che tutti ne siano conquistati. La sua anteprima al Festival di Cannes si è conclusa con una standing ovation di cinque minuti. Sta battendo i record di incassi. È stato accolto con entusiasmo da quasi tutti i principali critici cinematografici. E senza dubbio è sulla buona strada per generare un “boom di reclutamento” militare ancora più di quanto fece il primo Top Gun del 1986. Il che non deve sorprendere: il Pentagono ha lavorato a stretto contatto con i produttori del film e ha investito molte risorse nei due Top Gun. E ora i giornalisti del mondo dello spettacolo stanno paventando la possibilità di assegnare un Oscar a Top Gun: Maverick.

Paramount Pictures

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La vera tragedia americana non è Trump, ma il suo elettorato

di Paolo von Schirach (linkiesta.it, 7 luglio 2022)

Cassidy Hutchinson, già parte dello staff della Casa Bianca di Trump, ha testimoniato recentemente di fronte alla Commissione della Camera che indaga sul tentativo insurrezionale del 6 gennaio 2021. Sotto giuramento, Hutchinson ha affermato che prima della sommossa il presidente Donald Trump era stato informato che alcuni dimostranti erano armati. Tuttavia, dopo aver osservato che non erano armati contro di lui, Trump non fece assolutamente niente per fermarli. Questa testimonianza, sommata ad altre centinaia, una volta che gli atti della Commissione saranno trasmessi al ministero della Giustizia, forse basta per una incriminazione formale di Trump per il reato di sedizione, e magari altro. Staremo a vedere. È troppo presto per fare pronostici attendibili. Ma anche se così fosse, anche se si potesse ipotizzare che Trump vada sotto processo e che sia alla fine condannato, la vera tragedia di questa vecchia repubblica non è nel fatto che Trump ha creato la crisi della democrazia americana.

Unsplash

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La copertina dell’“Economist” dedicata alla caduta di Boris Johnson

(ilpost.it, 7 luglio 2022)

Lo stimato settimanale britannico The Economist ha dedicato la copertina del suo prossimo numero cartaceo al futuro del Regno Unito dopo Boris Johnson, riferendosi alla notizia delle sue dimissioni da leader del partito Conservatore e primo ministro. Il titolo piuttosto eloquente del numero è «La caduta del pagliaccio»: è accompagnato da una fotografia scattata nel 2012, quando Johnson, allora sindaco di Londra, si fece calare da un’impalcatura con un’imbracatura per festeggiare la prima medaglia d’oro del Regno Unito alle Olimpiadi che si stavano svolgendo in città, restando poi sospeso a mezz’aria. Nella copertina, però, il filo che sospende Johnson è spezzato.

The Economist via Twitter

La necropolitica, un culto per le élite russe

di Arianna Francesca Brasca (huffingtonpost.it, 1° luglio 2022)

La legittimazione della guerra in Ucraina per il Cremlino non viene dalla politica, ma è il frutto di un lungo processo di sostituzione simbolica. Dalla semantica dello sviluppo e della vita, si fa strada quella della distruzione e della morte, la logica del camerata fatta Stato, o “necropolitica”, come sottolinea Svetlana Stephenson di Novaya Gazeta Europa, rifacendosi al filosofo Achille Mbembe. I primi anni dell’era Putin vedono la ripresa economica dal disastro del disfacimento dell’Urss, il fiorire della cultura e una garanzia di stabilità. Il clima inizia a cambiare con le proteste del 2011-13, che portano il nome di Rivoluzione Bianca, un evento sociopolitico nato durante le elezioni parlamentari del 2011, contro i presunti brogli elettorali e le irregolarità avvenute durante le votazioni e contro il futuro rieletto Putin.

Ph. Mladen Antonov / Afp – Getty Images

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Gli scandali sexy di Downing Street ricordano quelli di una serie tv

di Alessandra Sestito (agi.it, 2 luglio 2022)

Chissà se gli autori di Anatomia di uno scandalo si sono ispirati proprio alle vicende reali che si consumano a Downing Street per scrivere la famosa serie di Netflix basata sull’omonimo romanzo di Sarah Vaughan. Una nuova ventata di scandali a sfondo sessuale ha infatti investito il partito conservatore britannico e non riguardano soltanto la vicenda di Chris Pincher, ex vice capogruppo del partito, costretto ieri alle dimissioni per aver aggredito sessualmente due uomini in un club privato mercoledì sera, ma anche il primo ministro in persona. Nella lettera di dimissioni, Pincher si è giustificato dicendo di aver bevuto troppo, mettendo in imbarazzo sé stesso e altre persone ma, dai banchi dell’opposizione, Yvette Cooper, ministro degli Interni ombra, ha chiesto la sua sospensione immediata perché le accuse sono «estremamente gravi» e vanno «indagate formalmente».

Netflix

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A Wimbledon alcuni colori sono meno proibiti di altri

di Antonio Gurrado (ilfoglio.it, 1° luglio 2022)

E così, a Wimbledon, alcuni colori sono meno proibiti di altri. La normativa che storicamente impone il bianco ai tennisti – causando da tempo scompensi fra i più pittoreschi, tipo Agassi – da un po’ si è rammollita attorno alla lettera del regolamento, che parla di tenuta “quasi completamente bianca”; tutto sta a decidere l’estensione di quel “quasi”. Quest’anno ad esempio è prevista un’eccezione o, meglio, un caso su cui i severissimi giudici chiudono entrambi gli occhi: quando il tennista indossi rimandi alla bandiera ucraina, allo scopo di esprimere solidarietà eccetera eccetera. Quindi, a rigore di norma, se quest’anno a Wimbledon uno non vuole vestire solo di bianco è obbligatorio che indossi il giallo e il blu.

Ph. Alberto Pezzali / Ap

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Israele: Yair Lapid è il nuovo primo ministro, provvisorio

(ilpost.it, 1° luglio 2022)

Da venerdì, Israele ha un nuovo primo ministro: il leader centrista Yair Lapid ha preso il posto di Naftali Bennett, che era in carica da poco più di un anno. La sostituzione fra i due era stata annunciata dieci giorni fa, quando il governo di cui fanno parte sia Bennett sia Lapid aveva proposto di sciogliere il Parlamento e indire nuove elezioni per via di grosse tensioni politiche interne alla maggioranza. Giovedì 30 giugno il Parlamento ha infine votato per la propria dissoluzione, mentre le elezioni sono state fissate al 1° novembre. Lapid resterà in carica fino alla formazione del nuovo governo, quindi quasi solo per gestire gli affari correnti. Bennett non era obbligato a dimettersi, ma ha spiegato di averlo fatto per via di un accordo politico preso con Lapid all’inizio dell’esperienza di governo.

Ph. Oded Balilty / Ap

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Addio al Gogol Center, ha chiuso il celebre teatro d’avanguardia russo

di Marta Allevato (agi.it, 1° luglio 2022)

Celebre per le messe in scena provocatorie e su temi “scomodi”, il teatro d’avanguardia più famoso di Russia, il Gogol Center di Mosca, ha tenuto ieri sera il suo ultimo spettacolo: un cambio ai suoi vertici, imposto dalle autorità, è stato letto come una chiusura di fatto, sullo sfondo dell’inesorabile assottigliamento degli ultimi spazi di dissenso in Russia. Trasformato in una sorta di oasi di libertà dal pluripremiato regista Kirill Serebrennikov – ora costretto all’esilio per le sue posizioni – il teatro ha tenuto il suo ultimo spettacolo, trasmesso anche in una diretta sui social. Mercoledì, il dipartimento della Cultura di Mosca aveva annunciato che i contratti con l’attuale direttore artistico e direttore del Gogol Center non sarebbero stati prorogati e che il teatro, che «ha lavorato sotto il nome di Gogol Center», sarebbe tornato al suo titolo originario: Teatro drammatico Nikolai Gogol.

Gogol Center via Facebook

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