L’unica cosa di cui m’interessa parlare in questo articolo è la sindrome Marilyn, ma poiché sono vile comincerò dai maschi: come disse Jack Nicholson molti anni prima di Dario Brunori, l’ultima categoria con cui è possibile prendersela è il maschio etero bianco. Comincerò da George Clooney, che compare su un palcoscenico di Broadway (e alla Cnn, che ha trasmesso la penultima replica del suo spettacolo).
di Sebastiano Pucciarelli (huffingtonpost.it, 17 febbraio 2024)
Molto si è detto sull’irruzione della politica in un Festival di Sanremo che, fino all’ultimo, pareva decisamente apolitico. In questa edizione della normalizzazione ci si era rassegnati a dibattere su un paio di scarpe e un balletto poco riuscito, dopo gli “exploit trasgressivi” dei cantanti lo scorso anno (anche lì tutto sommato poca roba, nonostante la solita amplificazione Ariston: Articolo 31 e Fedez che urlano «Giorgia legalizzala», e sempre Fedez che prima strappa la foto di un sottosegretario, poi cede al bacio di Rosa Chemical).
di Valeria Braghieri (ilgiornale.it, 18 febbraio 2024)
Sono solo canzonette ma li hanno messi comunque alle strette, malgrado quanto si augurava Edoardo Bennato. La vera opposizione ai governi oggi arriva dalle note pop, o comunque da chi le intona. Il caso più eclatante è quello della diva in body e glitter Taylor Swift in America, l’ultimo in ordine di tempo è quello della formosa mora Mariana Lali Espósito in Argentina, quelli più seccanti – perché in casa nostra – l’altissimo rapper Ghali dal palco di Sanremo e l’enigmatico, surreale Dargen D’Amico dallo studio di Domenica in.
Ma quindi cos’è l’italianità? Include quelli coi genitori tunisini? Quelli con gli ascoltatori napoletani? Quelli che per una settimana non parlano d’altro che di Sanremo? Quelli che si vantano di non guardarlo? È più italiano chi parla dialetto o chi usa parole inglesi a casaccio? Chi si perde l’inizio del Festival perché a tavola non si guarda la tele o chi ordina sushi perché c’è Sanremo e figurati se cucino? Chi ha la residenza fiscale a Montecarlo o chi ce l’ha in Italia tanto incassa tutto in nero?
«Mi sono comprato una barca», scrive Ghali su Instagram. Non è una barca a vela per andare in vacanza, ma un’imbarcazione ausiliare per la Mare Jonio, nave di Mediterranea Saving Humans che opera nel Canale di Sicilia salvando vite degli immigrati che tentano la traversata dalle coste africane all’Italia. «Il rap è una musica che ha come centro la rivalsa, che è un concetto prima individuale e poi collettivo», scrive Ghali nel darne notizia. «Per me questo è fare la cosa più rap che ci sia». L’imbarcazione si chiama Bayna, come il pezzo che apre l’album di Ghali Sensazione Ultra. «Fin da bambino» scrive Ghali «questo è un argomento sempre presente nella mia vita, amici, cari e parenti sono stati colpiti e traumatizzati da quello che succede ogni giorno nel Mediterraneo. Ogni anno muoiono centinaia di persone in mare, si stima che siano morte circa 850 persone solo dallo scorso gennaio, e che circa 16mila siano stati illegalmente respinti in Libia».
di Stefania Carboni (giornalettismo.com, 27 gennaio 2018)
Ieri Ghali, noto rapper italiano di origini tunisine molto seguito dai giovani, ha lanciato il suo nuovo singolo Cara Italia. La canzone gira in tv da mesi (in versione remix) grazie allo spot di una nota società di telecomunicazioni.Continua la lettura di Ghali, “Cara Italia” e gli imbecilli sui social→