Condannati dopo 50 anni gli assassini del cantautore cileno Victor Jara

(agi.it, 30 agosto 2023)

La Corte Suprema del Cile ha condannato in via definitiva sette soldati in pensione per il rapimento e l’omicidio del cantautore cileno Victor Jara, arrestato il 12 settembre 1973, un giorno dopo il colpo di Stato, e ucciso pochi giorni dopo, in uno dei crimini più simbolici lasciati dalla dittatura. «I fatti riportati (…) Sono reali, poiché si sono verificati in un certo luogo e tempo e sono provati, legalmente accreditati attraverso i mezzi probatori», si legge nella sentenza unanime.

Ph. Claudio Santana / Afp

I giudici hanno quindi respinto gli argomenti della difesa degli imputati contro la sentenza emessa dalla Corte d’Appello nel novembre del 2021, che ha condannato Raùl Jofré Gonzalez, Edwin Dimter Bianchi, Nelson Haase Mazzei, Ernesto Bethke Wulf, Juan Jara Quintana e Hernàn Chacòn Soto, suicidatosi dopo la sentenza, a venticinque anni di carcere per l’omicidio e il rapimento del musicista. Stesso verdetto per il direttore del Servizio penitenziario dell’epoca, Littré Quiroga.

Quello di Jara, membro del Partito Comunista e collaboratore del governo di Unità Popolare dell’ex presidente socialista Salvador Allende (1970-73), era uno dei casi più rilevanti che la giustizia cilena aveva in sospeso. Referente della “Nuova canzone cilena”, l’artista fu trasferito e torturato nello stadio del Cile, dove furono rinchiusi più di cinquemila prigionieri, e il suo corpo fu trovato vicino al cimitero metropolitano il 16 settembre. La sentenza definitiva arriva solo quindici giorni prima della commemorazione in Cile del cinquantesimo anniversario del colpo di Stato.

Chacòn si è aggiunto alla lista dei militari cileni in pensione condannati per crimini contro l’umanità che si sono tolti la vita prima di entrare in prigione. Come ha spiegato il pubblico ministero Claudio Suazo, l’incidente è avvenuto quando agenti della Brigata per i diritti umani della polizia investigativa (Pdi) si sono presentati a casa del brigadiere in pensione, ottantasei anni, per notificargli la decisione giudiziaria e trasferirlo in carcere. Chacòn avrebbe chiesto agli agenti di poter prendere delle medicine, approfittandone per uccidersi con un colpo di pistola.