Archivio mensile:Gennaio 2021

Una notte a Mar-a-Lago

di Rita Lofano (agi.it, 25 gennaio 2021)

Tenera è la notte a Mar-a-Lago. Come cambia il mondo in tre ore di volo. La mattina al gelo di Washington D.C., piumino, cappello, guanti, lockdown, colonne di militari con il mitragliatore in spalla. Joe Biden ha giurato, ha firmato una raffica di ordini esecutivi. Poi il cambio di programma, chiama il direttore: “Preparati, andiamo in Florida”. Quando? “Adesso, ho un appuntamento stasera con Chris Ruddy, il proprietario di Newsmax, devi scrivere un pezzo su Mar-a-Lago”. Immaginate la scena: a Washington il termometro va sotto zero, a Miami arriva a 30 gradi, nella mia valigia ci sono solo maglioni e, se davvero andiamo a Mar-a-Lago… Cosa mi metto? Per fortuna, ho almeno un tacco alto elegante in valigia. Volo dal Dulles Airport a Miami strapieno. Se Washington D.C. è chiusa nel Sunshine State è alta stagione, tutto aperto. Da una parte il lockdown della Capitale e dall’altra la movida dello Stato di Ron DeSantis, il governatore repubblicano di origini italiane.

Ph. Joe Raedle / Getty Images via Afp
Ph. Joe Raedle / Getty Images via Afp

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«Newsmax sarà la prima tv, voglio Fox News»: intervista a Chris Ruddy

di Mario Sechi (agi.it, 25 gennaio 2021)

Un giorno gli storici forse divideranno la nostra vicenda contemporanea in due momenti: prima e dopo Trump. Nel frattempo, siamo immersi in un “durante” che serve a vedere il dopo e decifrare ciò che è successo prima. Trump è amato o odiato, non ci sono vie di mezzo, chi lo insulta e apostrofa come un gaglioffo può esibire il pedigree democratico per stare in società, chi lo adora naturalmente lo fa no limits: tutti gli altri sono “nemici del popolo”. Il risultato è che dal 2016 gli uni e gli altri sbagliano le previsioni su The Donald. Dopo l’invasione di Capitol Hill, gli illusionisti dicono che la storia è (ri)finita e l’America è un grande paradiso no borders, un territorio pacificato, governato dal Partito Democratico di Joe Biden e Kamala Harris, mentre i repubblicani sono in un penoso esilio e Trump è destinato a trascorrere il suo tempo giocando a golf.Newsmax Continua la lettura di «Newsmax sarà la prima tv, voglio Fox News»: intervista a Chris Ruddy

Addio a Cicely Tyson, prima attrice di colore Oscar alla carriera

di Giulia Turco (fanpage.it, 29 gennaio 2021)

Addio a Cicely Tyson, la prima attrice di colore a vincere, nel 2018, l’Oscar alla carriera. È morta a 96 anni, da quel che si apprende per cause naturali. Lo ha annunciato il suo manager Larry Thompson. Figlia di genitori emigrati dai Caraibi, Cicely Tyson ha portato avanti durante la sua carriera una determinata battaglia morale contro il razzismo nel cinema. Rifiutando di interpretare ogni ruolo che potesse essere denigratorio rispetto alle donne di colore. Consacrata a Hollywood con il suo indimenticabile ruolo in Pomodori verdi fritti alla fermata del treno, del 1991, la sua carriera affonda le radici nel teatro di Broadway, dove ha sempre portato avanti la causa contro il razzismo e l’ingiustizia sociale nel mondo dello spettacolo.

Michelle Obama via Instagram
Michelle Obama via Instagram

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Trump ha un padre politico: McCarthy

di Sonia Turrini (huffingtonpost.it, 11 gennaio 2021)

Le vicende del Campidoglio del 6 gennaio, tanto prevedibili quanto sorprendenti, sono l’epilogo in una saga che non comincia nel 2016, e non comincia nemmeno con Donald Trump. Era la sera di giovedì 9 febbraio 1952, e il senatore del Wisconsin Joe McCarthy era invitato a parlare al McClure Hotel. Lo storico Jon Meacham riassume il tema del suo discorso in due parole: “American carnage”, massacro americano, le stesse parole usate nel suo discorso inaugurale dal presidente Trump. Le somiglianze fra i due non si fermano certo qui.Trump-McCarthy Continua la lettura di Trump ha un padre politico: McCarthy

“Quella notte a Miami”: il primo film diretto da Regina King è un manifesto culturale

di Mario Manca (vanityfair.it, 21 gennaio 2021)

Cercare un modo per raccontare la comunità nera senza scivolare nel cliché e nella retorica didascalica è una delle sfide più grande che i cineasti hanno cercato di soddisfare nell’ultimo anno e mezzo, ed è per questo che fa una certa impressione constatare che una di quelle che è riuscita a centrare più degli altri l’obiettivo non sia una regista di professione. Lei è Regina King, vincitrice dell’Oscar come miglior attrice non protagonista nel 2019 per il film Se la strada potesse parlare e protagonista della serie di Hbo Watchmen, alla sua prima prova dietro la macchina da presa con un film forte e potente, tratto da una pièce teatrale di Kemp Powers messa in scena nel 2013: si chiama Quella notte a Miami (One Night in Miami), è disponibile su Amazon Prime Video e racconta la notte in cui quattro personaggi neri dell’America degli anni Sessanta si raccontano senza filtri, ponendo l’accento su questioni che ancora oggi continuano ad alimentare discussioni e perplessità.

Prime Video
Prime Video

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“Antebellum”: in un film la profezia della seconda Guerra Civile americana

di Teresa Marchesi (huffingtonpost.it, 17 gennaio 2021)

Il bilancio del devastante epilogo dell’amministrazione Trump è già in un film. Questo film è Antebellum, reperibile sulla piattaforma Amazon Prime Video. In tempi ante-Covid Scappa – Get Out, se qualcuno lo ricorda, fu il “caso” di passaparola del 2017, un horror socio-politico che scalò le classifiche fino a conquistare l’Oscar per la migliore sceneggiatura originale. Era un’opera prima, esordio alla sceneggiatura e alla regia di Jordan Peele. Anche Gerard Bush e Christopher Renz sono, con Antebellum, registi alla loro opera prima, prodotti dalla QC Entertainment di BlacKkKlansman. L’idea, però, su cui si sviluppa il film – come Get Out a basso costo ed esplicita metafora antirazzista – è ancora più forte e più sconvolgente. In qualche caso l’ibernazione da pandemia fa gioco. Antebellum era programmato per uscire nelle sale nella primavera del 2020.

Prime Video
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Bernie Sanders, l’archetipo e il meme

di Annamaria Testa (internazionale.it, 26 gennaio 2021)

Tra scarpe da mille dollari, abiti monocromatici dai colori preziosi e una gonna così ampia da imporre una forma sartoriale di distanziamento sociale – scrive Slate –, «la cerimonia che ha inaugurato la presidenza di Joe Biden si è configurata anche come una passerella di moda». «Ma a rubare la scena è stato, fra tutti, il senatore Bernie Sanders, il cui abbigliamento casual si è istantaneamente trasformato in soggetto da meme. A suscitare un’attenzione speciale sono stati i suoi guanti, dall’aspetto assai confortevole. Eppure, osservatori dall’occhio d’aquila hanno notato che Sanders indossa questi guanti da anni».

Reuters
Reuters

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Come fu che Kamala si mangiò “Vogue America”

di Fabiana Giacomotti (ilfoglio.it, 11 gennaio 2021)

Il punto della nuova cover di Vogue America – il tempo di anticiparla ai quotidiani ed è già polemica – non è affatto l’eventuale sbiancamento della pelle della neo-vicepresidente Kamala Harris a colpi di pixel. A meno di non volerci prendere in giro, chiunque di noi abbia mai fatto riviste di immagine – crediamo lo sappia perfino l’opinionista del New York Times Wajahat Ali che ha scatenato il caso di “whitening shame” ai danni della direttrice Anna Wintour – sa che le foto vengono non solo uniformate di default per cancellare ombre, macchie, rughe, cicatrici dell’esistenza (Naomi Campbell lo chiedeva per contratto, by the way, insieme con un’altra serie di punti che sottoscrivemmo di non rivelare mai), ma che tutti lo facciamo costantemente, anche sul Samsung che Wajahat agita come il mezzo migliore per riprodurre la corretta realtà, ovvero la realtà corretta con il comando “uniformità” dai quali usciamo tutti perfettamente social e con dieci anni di meno.1_Kamala_Vogue Continua la lettura di Come fu che Kamala si mangiò “Vogue America”

I progetti di Twitter per ripensare le proprie regole

(ilpost.it, 14 gennaio 2021)

Jack Dorsey, il cofondatore e ceo di Twitter, ha scritto una serie di tweet per riflettere sulla sospensione definitiva dell’account del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sulle sue conseguenze e su come da quello che è successo in questi giorni dovrebbero nascere nuove regole, per Twitter e per Internet. Nei primi tweet, Dorsey ha difeso la decisione di Twitter: «Non festeggio e non provo orgoglio per il fatto che abbiamo dovuto bloccare @realDonaldTrump da Twitter, né per come siamo arrivati a farlo». Tuttavia, Dorsey ritiene che per Twitter sia stata «la decisione giusta», perché è servita a limitare credibili minacce di violenza.

Ph. Hannah McKay / Getty Images – Pool
Ph. Hannah McKay / Getty Images – Pool

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Perché solo ora? Cosa c’è dietro ai ban messi in atto dalle grandi piattaforme

di Giacomo Aschacher (giornalettismo.com, 13 gennaio 2021)

Censura contro libertà d’espressione, la sfida sempre aperta è diventata il centro del dibattito di questi giorni in merito al ban sui social di Donald Trump, seguito dalla cancellazione del social network Parler sia dagli app store di Google e Apple sia da Aws, l’infrastruttura cloud di Amazon, seguito infine dalla cancellazione di oltre 70mila account collegati al movimento complottista QAnon. Può un social network come Twitter o Facebook arrogarsi il diritto di limitare o bloccare la libertà di espressione? La risposta è scontata: certo che può.Twitter-Trump Continua la lettura di Perché solo ora? Cosa c’è dietro ai ban messi in atto dalle grandi piattaforme