Usa: lo sciamano di QAnon in lizza per il Congresso

di Susanna Bonini (agi.it, 14 novembre 2023)

È stato condannato a tre anni e mezzo per l’assalto a Capitol Hill, ma lo “Sciamano” non intende darsi per vinto: intende tornare in Congresso, questa volta per la strada maestra, le elezioni. L’emittente statunitense Cbs ha infatti reso noto che Jacob Anthony Angeli Chansley, italoamericano di 35 anni, trumpiano di ferro, conosciuto nel mondo come “QAnon Shaman”, ha presentato i documenti per potersi candidare in Arizona, per un seggio alla Camera dei Rappresentanti.

Alexandria Sheriff’s Office / Getty Images

Lo Sciamano, alias Jake Angeli, corna da Toro seduto, pelliccia e tatuaggi, era stato uno dei protagonisti indiscussi della drammatica rivolta del 6 gennaio 2021. La sua immagine a torso nudo, all’interno degli storici saloni del Congresso, mentre incitava i rivoltosi all’improbabile “presa” del tempio americano della democrazia, aveva fatto il giro del mondo tanto da diventare nel giro di breve tempo “il volto della sommossa”.

Su di lui, rammentano le testate americane, pesa una condanna a tre anni e cinque mesi di carcere, oltre che una perizia che lo ha riconosciuto affetto da schizofrenia transitoria e disturbo bipolare. Poco importa, perché Jake Angeli, dopo aver riconosciuto la propria colpevolezza, ha deciso di patteggiare la sua condanna da marzo di quest’anno, dopo aver trascorso “solo” ventisette mesi in carcere, ed è stato trasferito in una struttura d’accoglienza di Phoenix, la sua città natale, dove dovrà scontare il minimo della pena prevista: dai quaranta ai cinquanta mesi, con le attenuanti concesse a chi è ritenuto “genuinamente pentito”.

Lo “Sciamano” – stando a quanto riferito dalle testate locali – intende candidarsi nel Libertarian Party, alle elezioni per il rinnovo parziale del Congresso del 2024. Correrà per il seggio dell’8° distretto congressuale dell’Arizona e, scommettono i malpensanti, “sfrutterà quella pubblicità” per entrare legalmente alla Camera. La Costituzione degli Stati Uniti d’America, infatti, non impedisce ai condannati di ricoprire incarichi federali. La legge dell’Arizona, tuttavia, gli negherà di esercitare i propri diritti civili (diritto di voto incluso) finché non avrà scontato tutta la pena.