Addio a Godard, che occupò il Festival di Cannes

di Gabriele Niola (esquire.com, 13 settembre 2022)

A iniziare tutto fu Geraldine Chaplin. Era protagonista di un film di Carlos Saura intitolato Peppermint Frappé e la sera della prima del film al Festival di Cannes è lei ad impedire che il film parta; lo fa con un gesto clamoroso, appendendosi alle tende che dovrebbero scoprire lo schermo e così impedendo l’inizio della proiezione. Scoppia la rivolta. Erano circa dieci giorni che l’edizione del 1968 del Festival era partita ed erano stati dieci giorni da Maggio francese, fatti di film le cui proiezioni erano saltate, cineasti schierati contro cineasti non schierati, confusione e proteste in strada da parte dei registi della Nouvelle Vague, i più fortemente a favore dell’interruzione per dare spazio alle istanze dei movimenti rivoluzionari. Dopo Peppermint Frappè c’è l’irruzione e il Festival quindi chiude, perché nessuno può più entrare nel palazzo del cinema.

Ph. Larry Ellis / Getty Images

I registi sono barricati dentro e non escono per nessuna ragione, nemmeno di fronte allo spiegamento delle forze dell’ordine (che già li avevano ampiamente picchiati durante le proteste in strada). Godard aveva quasi quarant’anni, Truffaut anche di più, ma dietro di loro c’erano altri registi, star dell’epoca, attori e sceneggiatori. I negozianti di Cannes, inviperiti per quei tumulti, sparsero la voce che a fomentare questi disordini fosse la rivale Mostra del cinema di Venezia. Così importante era in quel momento storico il cinema e il suo movimento culturale che l’occupazione di Cannes rilancia le proteste a Parigi, che si erano per un attimo placate. Proprio Godard, che era un formidabile inventore di frasi, diceva “Tutto deve chiudere”. Lui che faceva parte della generazione che più di tutte aveva affermato di credere nel potere del cinema voleva che di cinema non si parlasse più, perché era molto più importante il movimento rivoluzionario.

La personalità di Godard e Truffaut, i quali venivano dalla critica ed erano solo da una decina d’anni cineasti a tutti gli effetti (ma parte di un movimento, la Nouvelle Vague, così potente e influente che nessuno poteva ignorarli né negare il loro status intellettuale), era tale che giurati di quell’anno come Louis Malle, Monica Vitti o il regista dei film di 007 Terence Young si erano già dimessi dal loro lavoro in solidarietà. Seguiranno ovviamente i film, ritirati dal concorso per volere di autori quali Alain Resnais, Jan Nemec o Milos Forman. L’unica voce che notoriamente ebbe un garbato dissenso con tutto quel che accadeva fu quella di Roman Polanski (anche lui giurato), il quale, si dice, sussurrò all’orecchio di Godard, all’apice della protesta, che quel che stavano facendo a lui ricordava la Polonia di Stalin nella quale era cresciuto. E poi se ne andò via, in Italia, con la sua Ferrari.

L’occupazione chiuse il Festival per dare il via a un dibattito su cosa ne sarebbe dovuto essere del cinema francese di lì in poi, visto che gli occupanti giudicavano increscioso che nemmeno uno dei film presentati parlasse di quel che accadeva agli studenti. Nonostante Godard e Truffaut fossero i principali agitatori, fu alla fine il secondo, più scomposto, a essere incolpato dei molti problemi e dell’increscioso attacco. Accusavano Cannes di essere fuori dal tempo con i suoi cocktail party sugli yacht, di non capire cosa stesse accadendo, e per tutta risposta lo dichiararono persona non grata, aggiungendo a questo anche l’infamante proibizione ad entrare al Blue Bar per gli aperitivi. Dopo tutto il parlare e il fare film intorno ai concetti rivoluzionari, dopo tutto il chiedere un cambiamento, Jean-Luc Godard aveva agito creando una delle più importanti occupazioni della storia del cinema.

L’anno successivo infatti il Festival ripartì, fu creata una nuova sezione, la Quinzaine des Réalisateurs, gestita dai cineasti in maniera autonoma rispetto alla manifestazione ufficiale e dedicata a un cinema diverso, nuovo e di rottura. Nei decenni proprio lì, in questa nuova sezione emersa dall’esigenza di cambiare e fondata a seguito delle proteste obbligando il Festival a riconoscerne dignità ed esistenza, sono stati scoperti autori pazzeschi, da Martin Scorsese a Werner Herzog fino a Spike Lee, Francis Ford Coppola, Matteo Garrone e pure Damien Chazelle. Che questi nomi e questo mutamento siano venuti dall’azione di un simbolo del cinema intellettuale come Godard rimane sorprendente per gli standard di oggi, ma era perfettamente normale per quelli di ieri.