Calcio, politica e potere: la proiezione internazionale del Qatar

di Narcís Pallarès-Domènech – Alessio Postilgione – Valerio Mancini* (linkiesta.it, 15 maggio 2023)

L’ascesa geopolitica del Qatar non è avvenuta solo attraverso la politica tout court. Ma anche grazie alla comunicazione e alla politica dello sport, e del calcio in particolare. Oggi il Qatar ha fatto investimenti per organizzare il Mondiale pari a 200 milioni di dollari, ma la sua ascesa parte da lontano. Nel novembre 1996, il Qatar lanciava Al Jazeera, il primo canale satellitare arabo specializzato in notizie.

Ap – LaPresse

Con Al Jazeera, il Qatar cerca di parlare al mondo, non ai suoi cittadini o all’arabosfera; non a caso, il canale è inglese, a riprova della sua proiezione internazionale. Al Jazeera guadagnava presto grande popolarità, in particolare durante la sua copertura delle guerre in Afghanistan e in Iraq e della seconda Intifada palestinese nel 2000. La tv raggiunge obiettivi importantissimi, anche dando voce alla posizione della Fratellanza, e sostenendo la democrazia nelle Primavere arabe. Eppure, come abbiamo visto, la Fratellanza da una parte parla il linguaggio della democrazia, dall’altra sostiene l’Islam radicale. Così, tra i più grandi colpi di Al Jazeera, c’è proprio una storica intervista a Osama bin Laden. Nei primi anni di trasmissione del canale, chiave è il programma La Sharia e la vita, condotto dal predicatore della Fratellanza Musulmana Yusuf Al–Qaradawi, amico di Jalifa bin Hamad Al Thani, emiro del Qatar fino al 1995, che diffonde il verbo dell’organizzazione fondata in Egitto da Hassan al Banna. Comunicazione e sport vanno a braccetto.

Ecco che il canale all news presto affianca Al Jazeera Sports, che acquista i diritti in esclusiva per Champions League ed Europa League, sbarcando anche in Francia nel 2012 come monopolista delle competizioni Fifa, con il marchio beIN Media Group. Lo strumento principale di Doha per esercitare la geopolitica del calcio è il Qatar Sports Investments, il fondo d’investimento dedicato allo sport, guidato dal presidente Nasser Al–Khelaifi, ministro senza portafoglio del governo qatariota di Thamin Al–Thani.

Il Qsi è un braccio economico parapubblico, praticamente legato allo Stato, così come lo stesso Al–Khelaifi è una figura chiave del soft power qatariota. Ex modesto tennista, costui è anche presidente del Paris Saint–Germain e dell’European Club Association; presidente e amministratore delegato di beIN Media Group; ancora presidente del fondo sovrano Qatar Investment Authority e della Federazione Qatariota di Tennis e vicepresidente della Federazione Asiatica di Tennis (Atf); dal 2006, è stato il direttore di Al Jazeera Sports. Al–Khelaifi è una figura chiave anche in Italia. Tramite il fondo sovrano, con un patrimonio da più di 60 miliardi di dollari, è proprietario anche del piano di sviluppo Porta Nuova di Milano, dello storico Hotel Gallia sempre nel capoluogo meneghino, di molti complessi alberghieri turistici della Costa Smeralda in Sardegna e dell’ex ospedale San Raffaele di Olbia. Al–Khelaifi, con beIN Sports, che assorbe ed eredita Al Jazeera Sports, ha a disposizione una leva fondamentale della geopolitica dello sport qatariota. BeIN Sports ha 22 canali, inclusi 17 canali hd, e trasmette in Medio Oriente, Nord Africa, Europa, Nord America, Australia e Asia.

Un network non solo calcistico. Come ha fatto il Principato di Monaco, il Qatar, infatti, arriva al calcio dopo un preciso percorso. E lo stesso Al Khelaifi, infatti, viene dal tennis, altra attività dove il lusso e il leisure veicolano immagini vincenti e positive. Il Qatar già nel 2006 ha infatti organizzato i Giochi Asiatici; poi è il turno dei tornei Atp di tennis, del Qatar Masters di Golf, del motomondiale sulla pista di Losail e della Golden League di Atletica. Tutte esclusive di Al–Khelaifi. Ma il diamante di questa collana di eventi è, ovviamente, il calcio. Il Qatar ha già ospitato due Afc Coppa d’Asia, vincendo l’edizione del 2019, organizzata negli Emirati. Venendo a beIN, come già abbiamo osservato, la nuova potenza del calcio come strumento di dominio è fortemente legata alla tv. Il Qatar, dunque, prima di utilizzare il calcio, ha proprio utilizzato beIN, che ha praticamente il monopolio delle competizioni Fifa e Uefa nel Medio Oriente e in Asia, per affermare la sua influenza. E non è un caso che, oltre ad Al–Khelaifi, anche il ceo dell’azienda sia legato al sistema finanziario qatariota.

A fronte dell’elezione della Francia come Paese chiave per il Qatar, beIN ha i diritti francesi di Ligue 1, Fa Cup, Serie A, la Liga e Bundesliga. Le posizioni dominanti di mercato di beIN Sports hanno suscitato preoccupazioni per il predominio della rete. Nel 2016, le autorità francesi hanno bloccato un accordo con beIN Sports France per concedere in sublicenza le sue proprietà sportive a Canal+ Sport, poiché avrebbe concesso alla partnership il controllo dell’80% dei diritti dei media sportivi francesi. Visto che anche la tv è un campo di battaglia, Arabia Saudita e Qatar hanno spesso battibeccato anche su beIn. Riad ha bandito per esempio la rete tv ben oltre la firma del trattato di Al Ula, che poneva fine al contenzioso qatariota-saudita scoppiato nel 2017. Nel novembre 2019, beIN Sports ha minacciato, ancora, la sua partnership con la Serie A, valutando la possibilità di annullare tutti i suoi accordi con il calcio italiano, a seguito della decisione della Lega di giocare una partita di Supercoppa Italiana tra Juventus e Lazio in Arabia Saudita, adducendo problemi di pirateria.

L’obiettivo era colpire la geopolitica del calcio di Riad, incentrata sull’ospitalità offerta alla Serie A. Chi controlla i diritti televisivi calcistici, d’altronde, ha un potere enorme. Da questo punto di vista, è indicativa anche la querelle che ha visto contrapposti la Liga spagnola e beIN Sports. Javier Tebas, presidente della Liga, ha pubblicamente accusato l’emittente qatariota di non pagare puntualmente i diritti tv, come ritorsione per le critiche dello stesso Tebas ad Al–Khelaifi, accusando il Psg di infrangere le linee guida del fair play finanziario della Uefa, sconvolgendo l’equilibrio competitivo nel calcio europeo.

Il presidente spagnolo ha anche denunciato il conflitto di interessi di Al–Khelaifi e, per questo, la Liga ha subìto ritardi nei pagamenti che, ovviamente, stritolano il calcio. Oramai completamente subalterno alla tv, beIN è una realtà così influente che l’Arabia Saudita ha sottotraccia favorito un canale pirata, BeOutQ, durante la crisi con Doha del 2017, secondo la World Trade Organization, proprio come ritorsione. Tornando al calcio giocato, è comunque il Psg l’operazione più importante per il Qatar. Il Psg è la vera e propria nazionale de facto di Doha, la bandiera calcistica con la quale questa piccola penisola esercita la sua influenza a livello globale; nel 2022, il Psg è considerato la settima squadra più ricca al mondo, con un valore netto di 3,2 miliardi di dollari e un fatturato annuo di 661 milioni di dollari.

*da: Narcís Pallarès-Domènech – Alessio Postilgione – Valerio Mancini, Calcio, politica e potere. Come e perché i Paesi e le potenze usano il calcio per i loro interessi geopolitici, Mondo Nuovo, Pescara 2023