Qureshi e quella fascia al braccio contro Macron

di Gianluca Strocchi (supertennis.tv, 4 novembre 2020)

Una fascia bianca al braccio durante il Rolex Paris Masters come forma di “protesta pacifica” per la dichiarazione del presidente francese Emmanuel Macron “contro il profeta Maometto”. È quella che indosserà Aisam-Ul-Haq Qureshi, stella del tennis pachistano e specialista del doppio (attualmente è numero 52 della classifica Atp di specialità, dove nel 2011 è arrivato fino all’ottavo posto), nell’ultimo “1000” di una stagione sui generis a causa della pandemia. Lo ha annunciato in un messaggio video postato sul suo account Twitter ufficiale il 40enne giocatore – è nato a Lahore il 17 marzo 1980 –, esortando anche altri atleti a indossare bracciali bianchi per creare consapevolezza che “come atleti non rispettiamo le persone e i Paesi che mancano di rispetto alle altre religioni”.

Getty Images
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“La lezione più preziosa che ho imparato come atleta e tennista è rispettare la religione, la cultura e le convinzioni di tutti”, afferma il pachistano nel suo messaggio sui social. “La libertà di parola non significa essere nemico di chiunque, mancare di rispetto alla religione e alla fede di qualcuno. Questa settimana sono in Francia dove sto giocando al Rolex Paris Masters ed è molto triste e deludente per me vedere che un capo di Stato incoraggia e approva questo tipo di comportamenti per cui alle persone è permesso prendere in giro l’Islam e il Profeta. Queste vignette non sono il frutto di provocazioni perché l’Islam predica solo un messaggio di pace, di amore e rispetto verso tutti i profeti”.

“Indosserò una fascia bianca al braccio” dice ancora Aisam-Ul-Haq Qureshi, “in una protesta pacifica per tutta questa settimana contro la dichiarazione del presidente Macron e incoraggio non solo gli atleti musulmani, ma anche gli atleti di tutto il mondo che rispettano tutte le religioni, a mostrare solidarietà, unità indossando la fascia bianca”. Vale la pena ricordare che l’Islam è la seconda religione più diffusa in Francia, il Paese con la più grande popolazione musulmana in Europa (5 milioni di persone). Non ci sono restrizioni alla libertà di espressione in Francia sulla base di valori di laicità, in base ai quali ognuno è libero di praticare la propria religione. Tuttavia, negli ultimi tempi il governo ha cercato di tenere a freno i musulmani per motivi religiosi e si sta tentando di modificare l’ultima legge laica. La recente dichiarazione anti-islamica del presidente Macron e la difesa delle vignette satiriche su Maometto ha provocato forti reazioni nel mondo musulmano, e i prodotti francesi sono stati boicottati nella maggior parte dei Paesi islamici.

All’ombra della Tour Eiffel Qureshi doveva fare coppia con il greco Stefanos Tsitsipas, ma il 22enne di Atene dopo l’uscita di scena in singolare martedì sera per mano di Ugo Humbert per il riacutizzarsi del dolore alla gamba sinistra ha preferito ritirarsi dal doppio. Il giocatore pachistano è da sempre impegnato nella lotta contro le discriminazioni. Nel 2002 finì sulle prime pagine del New York Times per la sua partnership in doppio con l’israeliano Amir Hadad in due prove dello Slam, Wimbledon e soprattutto US Open, in cui raggiunse il terzo turno; tanto che, a fine stagione, la coppia venne premiata con l’Arthur Ashe Humanitarian of the Year, riconoscimento che l’Atp assegna agli atleti che più si sono distinti dal punto di vista umanitario al di fuori del campo di gioco.

Inoltre il tennista di Lahore ha conquistato 5 dei suoi 18 titoli nel circuito maggiore – tra cui il primo, nel febbraio del 2010, a Johannesburg – al fianco dell’indiano Rohan Bopanna (insieme, nel 2011, hanno alzato il trofeo proprio a Parigi-Bercy). Una coppia che fu capace di raggiungere la finale agli US Open sempre nel 2010, edizione in cui Qureshi giunse all’ultimo atto pure nel doppio misto. Il sodalizio con Bopanna non si è limitato al rettangolo di gioco, ma ha portato a creare la fondazione Stop war, start tennis, che intende combattere il clima di odio e di guerra fra India e Pakistan, Paesi storicamente rivali anche per motivi religiosi. Un’iniziativa che è valsa ai due atleti l’Arthur Ashe Humanitarian of the Year nel 2010.