Il guardaroba della nuova Meghan

di Giorgia Olivieri (vanityfair.it, 24 ottobre 2020)

Femminista, attenta all’ambiente, in maniche di camicia. Attorno a questi tre temi ruota il nuovo look di Meghan Markle, che, negli ultimi tempi, con le sue apparizioni on line dalla casa di Montecito, provincia di Los Angeles, ci ha somministrato un numero sufficiente di outfit tale da poter tracciare un profilo della duchessa liberata. Che il protocollo reale – non solo riguardo all’abbigliamento – le stesse un po’ stretto non era di certo un mistero. In fondo lei, americana, attrice e it girl con un blog di lifestyle molto seguito (The Tig, ora chiuso), amante dello stretch, dei minidress e dei red carpet hollywoodiani, come poteva accettare di buon grado tutta quell’etichetta partorita nei secoli scorsi?MeghanMarkle-RBG«Detestava dover essere sempre vestita a festa come una reale e non di meno quei regolamenti vecchio stile, come indossare abiti sotto il ginocchio. È molto più a suo agio con abiti casual: ballerine, jeans e maglioni» ha spifferato a In Touch una di quelle fonti anonime che affollano Buckingham Palace. «Come donna moderna, Meghan odiava questo protocollo e, tra l’altro, pensa che sia sessista» ha continuato il solito beninformato al magazine. Ora che si è lasciata alle spalle tutti quei valletti col centimetro in mano, l’abbiamo vista a fine agosto financo in shorts a distribuire beni di prima necessità alle famiglie bisognose di Los Angeles sotto l’egida dell’organizzazione Baby2Baby o con una sorta di prendisole dalle spalline sottilissime al Fortune Most Powerful Women Next Gen Summit in perfetto stile californiano.

Tuttavia nulla è lasciato al caso. In ogni videoconferenza c’è una freccia estratta dalla sua faretra di valori che l’american duchess scocca dritta verso uno degli obiettivi che le stanno più a cuore. Lei lo sa bene che ogni sua apparizione viene a tal punto vivisezionata dalla fan base che non ci stupiremmo di leggere in qualche blog anche l’esegesi dell’etichetta con le indicazioni della temperatura a cui va lavato quel capo che ha indosso, figuriamoci se sfuggono a qualcuno i principi etici che animano certi brand che finiscono in quel guardaroba a Montecito.

Ed è così che scopriamo che l’abito da spiaggia è stato disegnato dal brand Hope for Flowers by Tracy Reese. Amata da Michelle Obama, la stilista era già nel mirino dell’allora Rachel di Suits, tanto da essere invitata anche in front row alle sue sfilate. Trascurato nel periodo a corte, ora questo marchio fa un passo avanti nella sua filosofia incrociando per strada colei che a inizio anno ha deciso di fare un passo indietro dai doveri reali: Hope for Flowers usa materiali sostenibili e ha un approccio etico al lavoro manuale di cui si serve per la produzione. Inoltre, dettaglio non da poco, Tracy Reese, che si muove tra Detroit e il Michigan, con il suo brand si propone di creare posti di lavoro per donne a rischio di esclusione sociale.

Quando per l’incontro virtuale con Malala Yousafzai per la Giornata mondiale delle bambine ha scelto il body nero smanicato lavorato a maglia firmato Tuxe, Meghan ci ha sicuramente ragionato sopra. Tamar Daniel ha fondato il brand nel 2008, a seguito della crisi finanziaria, con l’obiettivo di incoraggiare le donne professioniste a tornare al lavoro. Lo slogan di Tuxe è «Rendere più forti le donne, un acquisto alla volta». Con un passato da Topshop, la stilista che si concentra su un unico capo, il body, arricchisce quella che può di diritto definirsi di diritto un’esperienza d’acquisto: se compri Tuxe, ricevi in omaggio dieci sessioni con la coach Ianna Raim che ti aiuta a raggiungere i tuoi obiettivi professionali.

Quando per la prima volta dopo il “divorzio” dalla royal family la coppia si è affacciata nel Regno Unito attraverso un’intervista esclusiva all’Evening Standard volta a celebrare l’inizio del Black History Month, Meghan ha dato visibilità planetaria allo stilista di origini haitiane con base a New York Victor Glemaud. Sua era, infatti, la maglia beige con taglio asimmetrico che la duchessa indossava per discutere di razzismo. Il designer solo qualche giorno prima aveva formalmente lanciato dalla settimana della moda parigina IN THE BLK, un progetto che ha come missione, citando testualmente il sito, «di aggregare, costruire solidarietà e indipendenza economica per gli individui neri nell’industria della moda globale, concentrandosi su tre pilastri: politica, economia e innovazione».

In questa caccia al tesoro di messaggi Meghan ha sfidato i suoi fan con delle lettere stampate su una t-shirt, coperte però dai fluenti capelli neri e dalle maniche del golfino modello navy di J.Crew. Per la registrazione del podcast con i ragazzi di Teenage Therapy, in occasione della Giornata mondiale della salute mentale, la duchessa ha scelto un look molto sportivo fatto di un jeans di un brand losangelino, Frame, e una maglietta con le iniziali della giudice della Corte Suprema scomparsa qualche settimana prima, Ruth Bader Ginsburg, acquistata su Etsy, così come la mascherina con ricamata una citazione dell’icona femminista, «When there are nine»: «Quando saranno nove» era la risposta che RBG diede a chi le chiedeva «Quando ci saranno abbastanza donne nella Corte Suprema?»; «Le persone rimanevano scioccate ma c’erano nove uomini e nessuno ha mai sollevato una domanda al riguardo» disse, diventando immortale anche per questo.

Dal giardino della sua villa nei pressi di Santa Barbara – lo stesso in cui ha accolto l’altra icona femminista Gloria Steinem, in total white con un cappello di paglia e i braccialetti femministi Maiden Nation (i profitti delle vendite sono donati a feminist.com, la community on line fondata nel 1995 per supportare le cause delle donne) – forse Meghan si diletta nella ricerca di articoli su Etsy. L’abito di lino certificato, bianco, con cui è stata paparazzata all’uscita del dentista a Beverly Hills, si può comprare lì a poco più di 60 euro nella pagina del marchio MagicLinen. Vai a spiegare ai dignitari di corte lo shopping fatto su una piattaforma dedicata all’artigianato creativo. La libertà passa anche dalla gioia di fare scoperte su Etsy.

Parlando di stile vero e proprio, la camicia rimane il capo preferito di Meghan. Lo sapevamo già dai tempi di Suits, ma la vita in California ce lo conferma. Al summit virtuale Most Powerful Women promosso da Fortune, la nostra aveva una camicia firmata With Nothing Underneath. Un marchio britannico, già visto su Meghan, che produce camicie con cotone sostenibile proveniente da piccole aziende a conduzione familiare con l’ambizione di durare per tutta la vita. Quando la fondatrice di WNU Pip Durell ha visto su Instagram che la duchessa di Sussex in visita alla Luminary Bakery di Londra aveva scelto una sua creazione, si è unita alla causa dell’impresa sociale che offre lavoro a donne che vivono in contesti fragili. Grazie all’incremento delle vendite dovute all’inaspettata popolarità, il marchio ha deciso di fare una bella donazione alla bakery solidale.

Per una doppietta di apparizioni nella seconda metà di settembre, Meghan ha scelto l’amicizia. Erano di Victoria Beckham le camicie mostrate sia alla finale di America’s Got Talent per tifare per il cantante Archie Williams sia per lo speciale televisivo Time100, l’appuntamento in cui i Sussex si sono mostrati per la prima volta insieme dopo il famigerato passo indietro dai doveri reali. Colori diversi – una color cammello, l’altra color castagna – per un capo scelto forse con un calcolo ben preciso. Per affermarsi come professionista (produttrice con Netflix) e filantropa (fondatrice di Archewell), le ricerche su Etsy possono non bastare: nasce quindi l’esigenza di trovare un marchio di alto profilo per vestirsi nelle occasioni ufficiali. E Victoria Beckham, a cui non dispiacerebbe di certo aggredire il mercato americano vista la crisi che sta affrontando, è perfetta per questo compito.

In lizza ci sono anche Stella McCartney, le cui creazioni sempre ecosostenibili sono state avvistate in diverse occasioni (la borsa vista alla cena a Montecito, per esempio), e Alexander McQueen. A questo brand il Daily Mail attribuirebbe il completo sfoggiato nel primo ritratto ufficiale di Harry e Meghan post step down per promuovere l’appuntamento di Time100, in cui hanno dialogato con persone legate al mondo del digitale. Le esperte di Meghan studiano da giorni ogni dettaglio: a loro non torna un taglio di una tasca ma, nonostante tutta questa dedizione, non sono state in grado di tirare fuori un nome. Al di là di tutto, questi sono tutti brand che sottolineerebbero un forte legame con la terra del marito. Una volta finita la pandemia, quando finalmente si potrà tornare a circolare liberamente, magari sarà proprio uno scranno a una sfilata a suggellare la pace tra i due mondi dei Sussex, ora resi ancora più distanti dalla crisi globale. Una camicetta al posto di un ramoscello d’ulivo. Nel mondo che sarà, vedremo forse anche questo. Forse.