Storia della bizzarra radio che voleva convertire gli ucraini alla guerra di Putin

di Francesco Del Vecchio (wired.it, 11 marzo 2023)

Durante l’estate scorsa gli abitanti della città ucraina di Kherson, bersaglio dell’aggressione russa, potevano sintonizzarsi sulla radio alle 7 del mattino e ascoltare un conduttore russo che salutava l’inizio della giornata con la surreale caricatura di un video motivazionale. «Come disse Lenin: “Nel lavoro siamo forgiati”. Anch’io ero un orango in uno zoo, ma quando ho iniziato a lavorare sodo ho comprato un’auto, mi sono costruito una villa in Crimea e ho persino aumentato il mio quoziente intellettivo. Lavorate duramente tutto il giorno e sarete come me».

Ph. Natalia Kolesnikova / Afp – Getty Images

Così il presentatore articolava la sua arringa. Più tardi, alle 15, dopo qualche pezzo metal e un quiz con in palio delle ciambelle, i cittadini avrebbero ascoltato una discussione politica dal tema «Gli americani hanno fatto un casino. Risolleviamo la Repubblica popolare dell’Alaska», un riferimento alla storia dello Stato americano sotto l’impero russo, prima che fosse venduto agli americani nel 1867. Questi estratti provengono da appunti scritti a mano trovati nella sede di Kherson dell’emittente nazionale ucraina Suspilne; gli studi sono stati occupati da una stazione di propaganda russa, Radio Tavriya, tra marzo e novembre dello scorso anno, quando la città è stata invasa. Persino le previsioni del tempo contenevano una squallida battuta sul “calore” dei bombardamenti. «Oggi ci sono 34 gradi a Kherson, nessuna precipitazione, mandiamo un saluto speciale alla città di Mykolaiv, farà caldo». Alle 21, dopo «mezz’ora di musica classica», il conduttore ricordava agli ascoltatori l’imminente coprifuoco. Alle 22 l’avviso: «La città si addormenta, la mafia si sveglia. È ora di catturare i sabotatori», cioè la resistenza ucraina.

La giornalista Sofia Cheliak del canale Suspilne di Lviv ha trovato un quaderno contenente molti copioni radiofonici su una scrivania durante la visita nella sede locale dell’emittente. Insieme ai colleghi dell’organizzazione per i diritti umani Pen Ukraine stava consegnando aiuti a Kherson e incontrando personalità del mondo dell’arte e della radio. I copioni offrono uno spaccato del curioso cocktail di intrattenimento degli occupanti, fatto di nostalgia sovietica, minacce ben poco velate, presunto umorismo e nazionalismo russo. All’epoca, tutte le stazioni televisive e radiofoniche di Kherson erano sotto il controllo del Cremlino; le reti mobili e Internet erano dirottate in Russia; i social media e i siti web ucraini di informazione erano bloccati. I soldati russi hanno utilizzato il piano terra degli uffici Suspilne come abitazione. Al piano superiore, dove Cheliak ha scoperto il quaderno con il copione nascosto in una scatola, si respirava un’aria di improvviso abbandono. Una bottiglia vuota di cognac armeno giaceva abbandonata, le lettere dei bambini russi ai soldati erano ancora attaccate alle pareti e su una porta era stato scarabocchiato il motto russo «Non abbandoniamo i nostri» insieme alla lettera Z.

La sceneggiatura – scarabocchiata con il simbolo dell’aquila che compare sullo stemma della Federazione Russa – conteneva persino le parole di un jingle: «Radio Tavriya parla. Radio Tavriya è la migliore radio della Russia. Radio Tavriya, la radio per voi. 107.6 Radio Tavriya, stiamo lavorando per voi». La squadra di Suspilne a Kherson non è riuscita a ripristinare gli studi dopo che le forze ucraine hanno ripreso la città: le truppe in ritirata hanno fatto saltare la torre di trasmissione e l’edificio non è sicuro a causa dell’entità dei bombardamenti russi dopo la liberazione. I giornalisti ora stanno producendo trasmissioni in formato digitale da un rifugio antiatomico e stanno raccogliendo fondi per sostenere il loro lavoro. Radio Tavriya invece continua a operare ma dalla riva sinistra del fiume Dnipro, dove i russi si sono ritirati. Cheliak ha anche scoperto un opuscolo di 22 pagine sulla storia di Kherson, pubblicato dagli occupanti in estate, in preparazione del presunto referendum di settembre che puntava a rendere la regione ufficialmente parte della Federazione Russa. Il documento è condito da un linguaggio che si rifà all’era sovietica, con un forte senso di nazionalismo etnico russo e una linea di pensiero che vede il governo ucraino come fantoccio nazista dell’Occidente. L’opuscolo proclama «l’unità di Russia, Ucraina, Bielorussia e altre nazioni come un’unica patria […] figlia della patria sovietica e della Russia storica».

Sempre a Kherson, durante l’occupazione è stata aperta anche la stazione televisiva di Tavriya Tv. Kyrylo Stremousov, vicecapo delle autorità di occupazione russa di Kherson, non aveva fatto mistero della missione del canale: «Tavriya inizierà a lavorare come una grande macchina che non farà solo propaganda, ma promuoverà anche la famiglia, la bontà, la felicità e l’amore, naturalmente insieme alla grande Russia unita». In televisione, i residenti potevano guardare una deformazione della realtà, secondo cui la popolazione aveva accolto con gioia il dominio russo. Nel mondo mediatico che il Cremlino aveva creato a Kherson, Mosca non era un aggressore ma un liberatore benevolo che avrebbe portato crescita economica e rinascita culturale, salvando i cittadini dai nazisti ucraini.