La docuserie Netflix dedicata al “giovane Berlusconi”

(tg24.sky.it, 29 marzo 2024)

Un ritratto di Silvio Berlusconi dagli esordi nel mondo dell’imprenditoria all’invenzione della televisione commerciale alla metà degli anni Settanta, fino alle elezioni politiche del 1994. La docuserie in tre episodi Il giovane Berlusconi, diretta da Simone Manetti e in arrivo l’11 aprile su Netflix (visibile anche su Sky Glass, Sky Q e tramite la app su Now Smart Stick), ripercorrerà il successo del Cavaliere.

Nelle prime immagini del trailer, Mike Bongiorno intervista un giovanissimo Silvio Berlusconi: «Tu ti occupi bene di tante cose: distribuzione, editoria, cinema, calcio, costruzioni. Come fai non lo so, ma non ti è mai venuto in mente di entrare in politica?». Secca la risposta: «Io sono un uomo del fare, quindi quello che so fare bene è l’imprenditore». Nessun narratore accompagnerà le puntate della docuserie, che racconterà la straordinaria storia di una delle più famose e controverse personalità europee attraverso confidenze e aneddoti inediti di testimoni, materiale di repertorio in parte inedito o raro, interviste e musica.

Negli anni Settanta Silvio Berlusconi si è lanciato nel business dell’edilizia e ha realizzato Milano 2, un’avveniristica new town immersa nel verde e pioniera nella prima progettazione italiana di cablatura di un’intera cittadina con il cavo coassiale, strumento che ha consentito di evitare l’usuale proliferazione delle antenne sui tetti. Nel 1974, in un sottoscala, è nata così una televisione al servizio dei residenti che potevano seguire la messa, le riunioni di condominio, le attività sportive dei propri figli e la pubblicità del negoziante sotto casa. Allora, nessuno avrebbe immaginato che di lì a poco la televisione condominiale di TeleMilanoCavo si sarebbe trasformata in uno dei più grandi gruppi televisivi privati europei.

Berlusconi ha fiutato l’affare: la televisione privata sarebbe stata il business del futuro. Il “pizzone” dell’imprenditore, un nastro registrato con vivaci e colorati programmi e con un forte nucleo di pubblicità che veniva consegnato a tutte le emittenti sparse sul territorio nazionale e affiliate con Canale 5 (che ormai aveva sostituito TeleMilano), ha aggirato il monopolio della Rai. Così, una piccola tv locale di Milano ha fatto sentire la propria voce in tutta Italia e ha venduto tantissima pubblicità. Durante la sanguinosa coda degli anni di piombo, Berlusconi ha regalato ai telespettatori un sogno che raccontava un’Italia ancora inesistente, ma nascosta dietro l’angolo.

Intere generazioni sono cresciute davanti agli schermi del gruppo Fininvest, tra telequiz, soap opera, telefilm americani, cartoni animati giapponesi, calcio e programmi comici. Se la tv di Stato si rivolgeva ai cittadini, Berlusconi parlava invece ai consumatori e agli inserzionisti. La comunicazione berlusconiana ha plasmato un pubblico nuovo, che presto sarebbe diventato elettorato. Negli anni Ottanta l’impero di Berlusconi ha registrato un’enorme crescita e ha inglobato, oltre alle televisioni e alla pubblicità, anche l’editoria, i giornali, le riviste, le assicurazioni, le banche, le catene di negozi e una squadra di calcio, l’AC Milan, che ha accresciuto ulteriormente la sua immagine di imprenditore di successo.