La dura legge dei corpi: il fake stadium è già futuro

di Stefano Baldolini (huffingtonpost.it, 18 giugno 2020)

“Che cavolo stai dicendo Willis?”, e giù applausi, risate e gridolini. Chi non se lo ricorda il tormentone de Il mio amico Arnold? Con gli applausi e le risate registrate nelle vecchie sit-com anni Ottanta e Novanta parecchi di noi hanno già fatto i conti (e siamo sopravvissuti). Poi arriva il Covid-19 e il pubblico scompare veramente negli eventi di massa, tanto che per riprendere lo spettacolo nel luogo simbolo delle liturgie di popolo, come uno stadio, si prova a correre ai ripari con tifosi digitali. Potrà non piacere, ma il fake stadium è già il futuro.

Reuters
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E un pezzetto di futuro lo abbiamo assaggiato nella finale della Coppa Italia Coca-Cola di ieri sera, con gli spalti dell’Olimpico di Roma assiepati virtualmente da bandierine rosse sventolanti a velocità maggiore dei calciatori in campo. Le annunciate coreografie digitali della Lega Calcio, “prodotte grazie ad una grafica virtuale integrata tramite sofisticati software” con l’obiettivo di “rendere più coinvolgente la finale”, in realtà, oltre a una buona dose di ansia, hanno prodotto un effetto un po’ a metà tra la PlayStation e le mitiche cravatte con Vesuvio in chromakey di Felice Caccamo, e suscitato non poche perplessità sui soliti social, ma – possiamo scommetterci – anche sui divani degli oltre dieci milioni di italiani: comunque un bel 39,6 di share televisivo che ha celebrato il rebranding della competizione, da Tim alla bibita di Atlanta, voluta dalla Lega Calcio stessa.

Ma, al di là della facile ironia, sono proprio i numeri a dare la giusta dimensione dell’operazione “coreografia virtuale” che sta sempre più prendendo piede nel mondo dello sport. Le esigenze della pandemia di Covid-19, che non prevede spettatori più o meno asintomatici in curva, hanno prodotto già esperimenti e suggestioni. Così, se per la nostra Serie A in ripartenza il 20 giugno ancora è troppo presto per replicare il test di Napoli-Juve, i calciofili in astinenza hanno potuto godersi la ripresa della Liga spagnola con spettatori digitali in scala reale e la Bundesliga con l’opzione Sky Virtual Audio. In pratica un’esperienza da PlayStation con “rumori di fondo registrati e personalizzati partita per partita, squadra per squadra”, come ha dichiarato Fabio Caressa su Libero qualche giorno fa.

Come in tutte le simulazioni di Realtà Virtuale, l’obiettivo è arrivare a un simulacro di verità e di sconfiggere la solitudine del telespettatore. Perché è vero, come dice il conduttore di Sky, che “senza pubblico il fattore campo conta meno” e “l’assenza dei tifosi si sente”, ma è altrettanto innegabile che l’effetto bordo vasca con rimbombi, echi e urla dei campioni non è proprio il massimo, e a medio termine un problema sia per chi vive (e acquista) sia chi per produce (e vende) emozioni. Se n’è accorta anche la Nba, il reame incantato del basket americano, che sta esplorando la possibilità di arene virtuali con Espn, Fox, Nbc, Cbs and Turner Sports e cercando anche di capire se la cosa potrebbe avere successo o meno, il che non è scontato.

A freddare gli animi tecnologici vale per tutti il racconto del “soccer fan tipo”, l’inglese 53enne Andy Phillips, che, come racconta il New York Times, si è trovato “psicologicamente annoiato” dinanzi alle folle fake festose per un gol in Bundesliga e ha trovato il tutto “orrendo, a essere onesti”. Non per l’effetto dell’esultanza in sé, ma perché “era falso”. Insomma, il dibattito è aperto e va detto che non è soltanto uno dei tanti modi con cui il virus potrebbe impattare nelle nostre vite ordinarie e cambiarle. Anzi, a dirla tutta, la pandemia è stata solo un acceleratore di progetti di ibridazione tra reale e virtuale nella fruizione dello sport. Come dimostra il progetto di Telefónica e del Barcellona, che già un anno e mezzo fa stavano lavorando per rendere lo stadio dei catalani il primo con copertura 5G. L’idea era quella di far vedere da casa una partita come se si fosse allo stadio grazie a telecamere a 360 gradi, situate in vari punti del Camp Nou. Non solo spettatori digitali ma spettatori virtuali in carne e ossa, dunque.

P.S.: La partita reale è terminata con la vittoria del Napoli sulla Juventus ai rigori, e migliaia di partenopei hanno festeggiato per le strade della città infischiandosene sia del distanziamento sia delle intemerate del governatore col bazooka De Luca (che peraltro stavolta non ha battuto ciglio). La dura legge dei corpi.