Archivio mensile:Febbraio 2022

La faccia di Bob Marley sulle maglie del Bohemians di Dublino

di Emmanuele Michela (ilfoglio.it, 29 gennaio 2022)

Ci ha messo tre anni il Bohemians ad avere il faccione di Bob Marley sulle sue divise, ma finalmente in settimana il club di Dublino ha potuto svelare un’anteprima ufficiale della sua nuova maglia da trasferta. Che è una vera perla, e ripaga la gaffe fatta nel 2018 quando una prima versione di questo kit – sempre con l’effigie del cantante giamaicano, stampata scura su fondo bianco con, a sinistra, tre strisce verticali con i colori rasta – fu annunciata sui social, salvo poi essere ritirata in tutta fretta dopo le rimostranze dell’agenzia che curava l’immagine di Marley, per questioni burocratiche e contrattuali. Stavolta, invece, parrebbe tutto in regola, e se tre anni fa il volto di Bob fu sostituito con un pugno chiuso, oggi potrà essere portato in trasferta sui campi d’Irlanda dai Bohs, rendendo omaggio alla passione calcistica del cantante e, ancor di più, a quello strano legame che ha con l’Isola dello Smeraldo e la sua capitale.

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Gli sponsor americani delle Olimpiadi di Pechino stanno facendo poca pubblicità

(ilpost.it, 28 gennaio 2022)

Il prossimo 4 febbraio cominceranno le Olimpiadi invernali di Pechino, in Cina, ma a differenza delle passate edizioni quest’anno i principali sponsor statunitensi non hanno organizzato grandi campagne pubblicitarie. Secondo il Wall Street Journal lo starebbero facendo per salvaguardare i propri interessi economici, ed evitare di subire critiche e boicottaggi in Occidente pur finanziando i Giochi Olimpici in un Paese molto criticato per le sue violazioni dei diritti umani (soprattutto dal governo degli Stati Uniti, che a dicembre aveva fatto sapere che non avrebbe mandato suoi rappresentanti politici a Pechino). Mantenere un basso profilo e non dare troppa visibilità alla propria sponsorizzazione delle Olimpiadi permetterebbe a queste aziende di portare avanti i propri interessi economici in Cina senza attirare troppe critiche da parte di politici, attivisti e consumatori statunitensi.

Ph. Mark Schiefelbein / Ap

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L’anno d’oro in cui l’Occidente scoprì il beat dell’Afro Pop

di Carlo Massarini (linkiesta.it, 22 gennaio 2022)

Se c’è un primo momento in cui l’Afro Pop si affaccia all’Occidente – e viceversa – è probabilmente nel 1982 e, per quanto possa sembrare paradossale, grazie a quello che è sostanzialmente un equivoco. Un anno prima, con la scomparsa di Bob Marley, l’umanità si ritrova orfana non solo di un gigantesco artista, ma anche di una figura che rappresenti il Terzo Mondo sulla scena internazionale. La Island di Chris Blackwell, che ha fatto crescere Marley fino a farlo diventare in quel momento la principale rock star mondiale, pensa a chi ne possa raccogliere l’eredità, ma mica è facile. Primo, perché la figura di Marley – che è insieme un carismatico capopopolo, uno straordinario autore, un incendiario interprete e, cosa fondamentale, canta in Inglese – è e rimarrà unica, irripetibile.

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