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Barack Obama ci accompagna a scoprire i parchi nazionali del mondo

di Paolo Armelli (wired.it, 16 marzo 2022)

Che cosa può fare un presidente degli Stati Uniti in pensione? Sicuramente un sacco di cose, e Barack Obama di certo non è uno privo di interessi. La sua ultima avventura è però in qualche modo inaspettata: sarà infatti la voce narrante di una nuova docuserie in arrivo su Netflix ad aprile, intitolata Our Great National Parks e di cui è uscito un trailer nelle scorse ore. Il titolo è piuttosto eloquente: sarà un viaggio spettacolare alla scoperta delle più importanti riserve naturali del globo, da quella della baia di Monterey in California al Tvaso National Park in Kenya, passando per il parco Gunung Leuser nelle foreste pluviali dell’Indonesia.

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Le cose che anticipò “Kony 2012”

(ilpost.it, 10 marzo 2022)

Nel 2012 Invisible Children era una semisconosciuta associazione californiana impegnata da otto anni in attività di informazione e sensibilizzazione dei Paesi occidentali sui crimini commessi in Africa Centrale da un violento gruppo di milizie fondamentaliste guidato da un leader ugandese chiamato Joseph Kony. Nei primi giorni di marzo di quell’anno, esattamente dieci anni fa, il nome e il lavoro di Invisible Children diventarono eccezionalmente noti negli Stati Uniti e in molti altri Paesi del mondo, oltre ogni realistica previsione, dopo che l’associazione pubblicò su Internet un documentario di circa mezz’ora intitolato Kony 2012. In sei giorni diventò il primo video su YouTube a essere visto oltre 100 milioni di volte.

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Le elezioni hanno conseguenze: un comico come presidente

di Christian Rocca (linkiesta.it, 23 febbraio 2022)

L’Ucraina è un Paese complicato e gigantesco, più grande della Germania, con un forte spirito nazionalista, una spiccata tensione europea e un contrastato rapporto di diffidenza nei confronti di Mosca. Vladimir Putin ha detto che la nazione ucraina in realtà è una creazione posticcia di Lenin, per cui se davvero gli ucraini si professano anticomunisti viscerali come dicono di essere dovrebbero rinunciare anche alle pretese nazionali che gli furono artificialmente attribuite dall’Unione Sovietica. Intanto Putin si è pappato la regione del Donbass, dove c’è una forte minoranza russofona alimentata dai suoi ceffi e dai suoi rubli, dopo aver già digerito per bene la Crimea.

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Un pugnale alla gola della democrazia americana

di Gianni Riotta (huffingtonpost.it, 6 gennaio 2022)

“Un anno fa, in questo sacro luogo, la nostra democrazia è stata attaccata. La volontà popolare è finita sotto assalto. La Costituzione ha affrontato la minaccia più grave. Per la prima volta nella nostra Storia, un presidente, che aveva perso le elezioni, ha provato a impedire il pacifico scambio di poteri, mentre una teppa violenta invadeva il Campidoglio. Hanno fallito. Questa è la verità: l’ex presidente degli Stati Uniti ha creato e diffuso una ragnatela di bugie sulle elezioni del 2020. Perché crede al potere, non ai principi ideali e vede i propri interessi al di sopra di quelli del Paese… Il suo ego sconfitto pesava più della democrazia e della Costituzione. Non ha accettato di perdere… Non si ama il Paese solo quando si vince. Non si è patrioti mentendo. Chi ha invaso Capitol Hill, e i mandanti, hanno puntato un pugnale alla gola della democrazia”.

Ph. Eric Thayer / The New York Times – Redux

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Fatoumata Diawara racconta un’Africa che vuole cambiare

di Andrea de Georgio (internazionale.it, 23 luglio 2021)

7 luglio 2021. Mentre il Sole comincia lentamente a calare, una fiumana di gente affolla la Corniche Président John Fitzgerald Kennedy di Marsiglia, trafficato lungomare che collega il centro città alle spiagge di Catalans, Malmousque, Maldormé e, più avanti, Prado. Il Théâtre Silvain, suggestivo anfiteatro immerso nel verde che scalda le estati musicali marsigliesi, stasera ospita il concerto di Fatoumata Diawara, una delle voci più eccentriche e interessanti del panorama artistico africano. I biglietti per la serata clou del Festival de Marseille, che chiude la 17ª edizione di Africa Fête, sono esauriti da giorni.

Ph. Pierre Gondard

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Lanciato l’orsacchiotto con le fattezze di Angela Merkel

di Roberto Brunelli (agi.it, 20 settembre 2021)

Un colorato orsacchiotto di peluche con le inconfondibili fattezze di Angela Merkel. L’ha messo in produzione la Hermann Spielwaren, nota azienda di giocattoli di Coburg, in Baviera: a suo modo un omaggio alla cancelliera, giunta alla fine – per sua stessa scelta – del suo “regno”, durato ben sedici anni. Alto quaranta centimetri, l’orsacchiotto non solo ha la stessa capigliatura caratteristica della Merkel, ma indossa anche un giacchetto rosso, molto simile a quelli indossati normalmente dalla cancelliera. E, soprattutto, il simpatico animaletto tiene le zampe nella caratteristica, per non dire iconica, posa “a rombo” (o “a diamante”) tipico di Merkel.

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Hillary Clinton si riscopre scrittrice

(huffingtonpost.it, 24 febbraio 2021)

Una segretaria di Stato di fresca nomina con il compito davanti a sé di ricostruire la leadership americana dopo anni di diminuita influenza all’estero viene subito messa alla prova da un’ondata di attentati terroristici che rischiano di destabilizzare l’ordine mondiale. Se il soggetto sembra familiare, una ragione c’è: State of Terror, il nuovo thriller politico della giallista canadese Louise Penny, ha una co-autrice di eccezione, Hillary Clinton. In un inconsueto esempio di collaborazione, il romanzo a quattro mani sarà pubblicato il 12 ottobre da Simon & Schuster e St. Martin’s Press, che sono poi le rispettive case editrici della Clinton e della Penny. Le due sono amiche da tempo e non hanno mai nascosto l’ammirazione reciproca.

ETXStudiopic
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Barack Obama e Bruce Springsteen hanno fatto un podcast insieme

di Laura Puglisi (iodonna.it, 23 febbraio 2021)

L’immaginario della bandiera a stelle e strisce potrebbe sembrare l’unica cosa ad accomunare il Boss e l’ex presidente degli Stati Uniti. Bruce Springsteen e Barack Obama hanno coronato la loro amicizia, nata durante la campagna elettorale del 2008, con un podcast intitolato Renegades: Born in the Usa. Il podcast, prodotto dalla Higher Ground, la casa di produzione degli Obama, è composto da otto episodi. I primi due sono stati lanciati ieri, lunedì 22 febbraio, su Spotify. Con due nomi del genere, non stupisce se sarà presto un successo come il podcast dell’ex First Lady Michelle Obama. Composto da otto episodi, Renegades: Born in the Usa sembra nascere e svilupparsi come una chiacchierata tra vecchi amici che si raccontano a vicenda il contesto in cui sono cresciuti, dall’infanzia al rapporto coi rispettivi padri, dalla musica al matrimonio, fino ai bei tempi sui palchi dei rally.

Spotify
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“Waffles + Mochi”: la prima serie con Michelle Obama sbarca su Netflix

di Mario Manca (vanityfair.it, 9 febbraio 2021)

«Non potrei essere più entusiasta di far parte di questo divertente, commovente e semplicemente magico show, e non lo dico solo per via del carrello della spesa volante». Lo dice Michelle Obama che, dal 16 marzo, sbarca su Netflix in una serie tutta da scoprire prodotta da Higher Ground, la casa di produzione di proprietà di Michelle e Barack. Si chiama Waffles + Mochi, è composta da dieci episodi e cerca di insegnare, in maniera colorata e divertente, ai bambini i segreti per un’alimentazione corretta ed equilibrata, battaglia nella quale l’ex First Lady si è sempre impegnata a lungo attraverso campagne di sensibilizzazione e meeting globali.

Netflix
Netflix

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Malia Obama va a Hollywood

(ansa.it, 18 febbraio 2021)

Malia Obama va a Hollywood: secondo fonti dell’Hollywood Reporter, la primogenita dell’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama e della moglie Michelle sarebbe entrata nella “writers’ room” di Hive (Alveare), una serie per Amazon Prime ispirata a un personaggio simile alla cantante Beyoncé. La figlia degli Obama ha 22 anni e sta per laurearsi ad Harvard: da quando era al liceo, la Sidwell Friends School di Washington, coltiva interessi nel mondo del cinema facendo stage di alto profilo in varie produzioni tv tra cui Girls di Hbo, Extant della Cbs e alla Weinstein Company, prima che l’ex produttore Harvey Weinstein venisse travolto dalle accuse di stupri e molestie sessuali.

Ph. Zbigniew Bzdak / Chicago Tribune / Tns / Getty
Ph. Zbigniew Bzdak / Chicago Tribune / Tns / Getty

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